Premessa
Questo articolo dista leggermente dagli articoli a cui sei abituato a leggere qui sopra, non volge a informare, ispirare o diffondere nulla.
Sfogo e pensiero. Nulla di più.
Si può morire sui social
Tiziana si è uccisa dopo che è stata umiliata. Ma di chi è la colpa? Non erano insulti virtuali? Forse si sarebbe dovuta concentrare sulla sua vita reale?
Ecco il primo passo da comprendere: I social SONO la vita reale.
La linea di confine tra il “gioco” e la realtà è stata superata già da un pezzo, ognuno su un social network si esprime, discute, critica, insulta, umilia, ferisce. Si amico mio, FERISCE. Che tu sia a 10000 km di distanza o a pochi metri. NON FA DIFFERENZA.
Come si generano i leoni da tastiera
Per “effetto di disinibizione online” si intende l’allentamento o completo abbandono, nel corso di interazioni mediate da ICT, delle restrizioni sociali e delle inibizioni che sarebbero invece presenti in un’interazione faccia a faccia.
Per farla breve, il nostro comportamento online è completamente diverso da quello che avremmo in un rapporto “personale”, si è guidati dal “non conosco con chi sto parlando”, “mi sento intoccabile” ecc..
La cosa a cui non pensiamo quando si attacca sui social è la reazione. Perché mentre da una parte, l’attaccante non ha freni o limitazioni, il ricevente non ha filtri o inibizioni dietro cui mascherarsi, quindi ne soffre esattamente quanto un insulto ricevuto nella vita reale.
Tiziana si è scontrata con questo: una violenza psicologica in primis proveniente dal non rispetto della sua privacy, ed in seguito dall’essere brutalizzata da uomini e donne con una moralità dubbia.
Personalmente non so come avrei reagito, ma l’unica verità emersa è questa: non sono i social ad essere cattivi, ma le persone che ci sono sopra.
Ma come possiamo evitare tutto ciò? Semplice, basta smetterla di circondarsi (sia online, che offline) di stronzi.